Il ponte di Varolio – breve racconto onirico

Il cervello, dove tutto avviene
Il cervello, dove tutto avviene

-Ecco, siamo arrivati!

Guardo il mio improbabile Virgilio, una sorta di orso parlante vestito come Paperino, vacillo un attimo e mi mancano le forze.

-Siamo arrivati… dove?
-Siamo arrivati… qui! Oltre non ti posso accompagnare. Dietro di noi, la logica, oltre il ponte, la tua creatività…

Mi siedo su di un monticello grigiastro, venato di rosa, caldo e pulsante ed inizio a comprendere.

-Quando è successo?
-Quando è successo… COSA?
-Quando sono diventato pazzo?
-Non lo so, non sta a me dirlo, forse cinque minuti fa, forse sono anni.

Mi rendo conto che l’orso parla anche come Paperino, ma per qualche strana ragione non mi fa ridere. Mi rialzo ed imbocco il ponte, per attraversarlo. Titubante, un passo dopo l’altro arrivo circa a metà, mi volto verso il mio accompagnatore e, quasi urlando, gli chiedo:

-Qui c’è una botola, dove porta?
-Per carità! Lascia stare! Conduce ‘nel profondo’!
-Ma… non ci sono altre strade? Il ponte è viscido e tremolante…
-Fidati, è la via migliore! Si potrebbe passare per il corpo calloso, ma già dal nome, dovresti capire… non fa per te!

Sebbene con poca voglia, un passettino dopo l’altro attraverso il ponte e mi siedo su di un grumo simile a quello su cui mi ero seduto dall’altro lato del ponte. Contemplo il panorama: un cielo rosa, con una luminosità diffusa ed indefinita, ma comunque piuttosto elevata, è offuscato qua e la da nubi variopinte. Uno stormo di acciughe sta volteggiando appena sopra le pendici di una collina. Una scimmia urlatrice emette il suo richiamo tra rami di alberi bluastri senza chioma. Sento una voce al mio fianco:

-Non è poi così male, quando ti ci abitui.

Mi volto e vedo uno strano canguro con una canottiera sporca di sangue. Non so perchè, ma mi viene in mente Bruce Willis. La sua voce è calda, morbida. Inizio ad interrogarmi sul perchè l’orso avesse una voce così sgraziata.

-Sto cercando l’uscita…
-Perchè, ce n’è una?

Rinuncio a fare domande e mi alzo. Il canguro inizia a saltellare avanti ed io lo seguo. Ad un tratto inciampo in una sorta di ponticello rosso, come un piccolo arco, od una radice, che sporge dal terreno. Il canguro si gira verso di me, allarmato, e mi apostrofa:

-Io presterei attenzione! Rompi uno di quegli affari li… e per me è finita!
-Per… per te?
-Per me, per l’orso, per le acciughe, forse anche per le scimmie urlatrici!
-Credevo fosse solo una radice…
-Oh… no… è un’ectasia… se vivi abbastanza a lungo diventerà un aneurisma…
-Che culo! Ma… perchè sono qui?
-Lo chiedi a me? Potrei farti la stessa domanda! Posso capire gli stormi di acciughe e le scimmie urlatrici, quasi tutti le hanno nel cervello, ma perchè tu hai anche un affascinante canguro ed un orso patetico?

Ammutolisco e m’incupisco un po, ma continuo a seguire il canguro. Per un’ora, forse due, seguo lo strano personaggio continuando ad ammirare il paesaggio. In effetti non è male, quando ci si abitua. Poi, un po stanco, un po curioso, chiedo:

-Dove stiamo andando?
-Al massimo posso dirti dove sto andando io… tu mi stai seguendo da ore senza proferir parola!
-Scusa, credevo fossi una specie di guida…
-Ed io credevo mi seguissi per il mio fascino!
-Ok… Dove stai andando?
-Sto andando a veder nascere le idee.
-Posso venire anch’io?
-Fa come ti pare… alla fine è roba tua…

Una o due ore dopo ci troviamo in una profonda valle, le cui pareti opposte pulsano vistosamente, arrivando a toccarsi di tanto in tanto. Ad ogni contatto, alcune nuvolette variopinte vengono rilasciate ed iniziano a fluttuare verso il cielo. Il canguro ne pare estasiato.

-Quindi, quelle sarebbero le idee?
-Esattamente! Non sono magnifiche?
-Si… carine… ma… e quelle nubi grigie?
-Ah! Quelli sono i cattivi pensieri! Vengono tutti dall’altra parte del ponte!

Vorrei porre altre domande al canguro, ma ormai sembra troppo assorto ad osservare le nubi e… non solo! Lo vedo trequarti posteriore, quindi non posso giurarlo, ma ho l’impressione che si stia masturbando. M’allontano retrocedendo e m’incammino per tornare verso il ponte, quando, lungo il sentiero, vedo un cartello che indica l’uscita. Seguo la direzione indicata e mi trovo in un tunnel scarsamente illuminato, che diventa più buio man mano che proggredisco. E poi mi sveglio.